1. IL “SOGNO” DI MADRE ROSA

Nelle pagine delle sue Memorie, la Beata A. Rosa Gattorno, circa 20 anni dopo la fondazione delle Figlie di Sant’Anna, fa riferimento a più riprese ad un progetto riguardante la “fondazione dei Figli di Sant’Anna” –  un istituto di sacerdoti destinati a lavorare nella Chiesa per la gloria di Dio,

la conversione dei peccatori, l’evangelizzazione e la formazione delle Figlie di Sant’Anna – e accenna ad una ispirazione a suo tempo ricevuta, ma non ne precisa data e circostanza:

“Sempre mi stanno innanzi le tre gocce di sangue che dovevano essere i tre ordini. Io mai avevo pensato ai Figli di Sant’Anna, ma credevo dovesse essere un ramo di Figlie di Sant’Anna di vita contemplativa, clausura. Invece i Figli…” (Memorie, Sezione II, p. 624).

Ma la scarsità di documenti non consente, purtroppo, di precisare i passi iniziali fatti dalla Fondatrice, passi che si possono comunque risalire addirittura al 1875 (Cfr. in Archivio Figlie di Sant’Anna - AFSA G.3.27.).

Nel 1886, il progetto sembrò prendere forma più chiara. E Mons. Gennaro Granito di Belmonte (futuro Cardinale), personalmente convinto della bontà di questa ispirazione e della volontà di Dio per questa Opera, si decise a metterla in atto. Ricevuto in udienza privata dal Papa Leone XIII, il 6 dicembre dello stesso anno, espose a voce le sue intenzioni riguardo al progetto della fondazione dei Figli di Sant’Anna. Gli fu chiesto di mettere per iscritto le sue idee e lo scopo della nuova istituzione, cosa che egli fece due giorni dopo, affidando lo scritto a mons. Nazareno Marzolini, persona molto vicina al Papa (minuta della supplica, in AFSA B.1.61).

“Beatissimo Padre,

animato dalle parole della Santità V. ascoltata nella udienza del 6 dicembre c.m, Don Gennaro Granito di Belmonte espone su questo foglio le idee già umiliate ai piedi di V. Beat.ne in ordine alla nuova Famiglia Religiosa che vorrebbe essere creata e benedetta dalla S.tà V. Alcuni sacerdoti ora sparsi in varie Diocesi d’Italia vorrebbero riunirsi allo scopo primario d’intraprendere l’assistenza gratuita degli infermi a domicilio, specialmente ecclesiastici e poveri. Prenderebbero la cura degli ospedali e nelle città dove sono chiamati, oltre all’assistenza degli infermi e moribondi, avrebbero l’istruzione del catechismo per i fanciulli e la predicazione a modo di esercizi spirituale e di missione delle Figlie di Sant’Anna infermiere. Questa nuova Famiglia Religiosa di infermieri militerebbe sotto la protezione speciale di Sant’Anna, avrebbe vita comune perfetta coll’obbedienza ad un superiore maggiore, e la casa primaria sarebbe a Roma. Il supplicante implora l’Apostolica benedizione sopra il novello Istituto che eternamente sarà riconoscente alla S.tà V. che si benigna benedirlo nel suo principio.

Roma, giorno dell’Immacolata del 1886.”

Nella risposta gli fu consigliato di iniziare l’opera a Napoli, sua diocesi di origine, sotto la direzione dell’Arcivescovo, il Card. Sanfelice, per poi passare, con la commendatizia di questi, a chiedere l’approvazione pontificia.

Il 6 gennaio 1887, mons. di Belmonte presentava il piano all’Arcivescovo, ma il 10 gennaio gli venne risposto: non expedire (AFSA B.4.88.).

Fallito questo tentativo, mons. di Belmonte tornò alla carica il 26 agosto 1888 presentando all’Arcivescovo – senza aver previamente consultato la Fondatrice – una nuova richiesta riguardante l’approvazione di una Lega devota di sacerdoti per il bene delle Figlie di Sant’Anna.

Tale fondazione, come ora veniva concepita, preoccupò non poco la Fondatrice, che il 31 agosto successivo espresse chiaramente la sua amarezza e il suo dissenso (Cfr. AFSA, corrispondenza), consegnati anche alle pagine del suo diario intimo (Memorie, pp.853 - 854): “L’opera imprincipiata dei Figli di Sant’Anna mi dà gran pena, perché vedo non essere come Iddio la desidera… […] Vedo e sento che Gesù non trova il suo gusto…”.

Superata la momentanea incomprensione, col tono confidenziale di sempre, la Fondatrice così scrisse a mons. di Belmonte il 10 settembre successivo:

“Caro Monsignore, non può credere quale consolazione mi abbia portato la sua carissima. Grazie! Io ho posto tutto nelle mani di Dio e di nulla mi prendo pena perché certa sono che le opere del Signore così devono cominciare. Io sono una povera ignorante, ma dopo ventidue anni di esperienza anche un cieco sarebbe venuto a comprendere qualche cosa; non è vero? [...] Pazienza! Ne porto pena e dolore, ma che fare? Attendere l’ora del risorgimento. Mi perdoni, ai piedi del mio caro Crocifisso…”.

Madre Rosa sente però che il progetto, nella nuova configurazione non era quello voluto da Dio (infatti, l’ispirazione non era di una “lega di Sacerdoti”, ma di un vero e proprio Istituto Religioso Clericale). Di Figli di Sant’Anna, per allora, non se ne fece più nulla. “Pazienza – scriverà Madre Rosa – Gesù farà l’Opera. Ne porto pena e dolore, ma che farò? Attendere l’ora del risorgimento.”

Sostenuta dalla certezza che, nel momento opportuno, sarebbe scoccata l’ora di Dio per i “Figli di Sant’Anna”, la Beata Rosa Gattorno affidò alla Provvidenza divina l’attuazione di questo singolare disegno, che, preso un nuovo e più consistente avvio, a quasi cento anni dalla morte della Fondatrice, può dirsi oggi una felice realtà.

2. L’ORA DEL RISORGIMENTO ATTESO DA MADRE ROSA

Arrivando l’anno 1991 sembra giunta finalmente l’ora del risorgimento tanto atteso dalla Beata Anna Rosa Gattorno. Con l’invito del Vaticano II a “ritornare alle fonti”, le Figlie di Sant’Anna si sono ritrovate con i molteplici scritti della Fondatrice, nei quali scoprirono il capitolo incompiuto della fondazione dei “Figli di Sant’Anna”. E nel frattempo, lo Spirito chiamava da tante parti del mondo, quelli che desiderava come “Figli del cuore della Santa Madre Anna”.

Allora, nel 18° Capitolo Generale delle Figlie di Sant’Anna, svoltosi a Roma, dal 3 dicembre al 28 gennaio 1991, è stata approvata dalle capitolari la richiesta insistentemente avanzata da parte di più aspiranti ad essere aggregati, in una precisa forma canonica, all’Istituto delle Figlie di Sant’Anna.

I Figli di Sant’Anna – Opera ispirata e desiderata dal Suo Bene, gestazione portata avanti da lei stessa con molta fatica, ma ugualmente con affetto intenso, con pazienza, con costanza, con speranza certa. Per loro è il suo appassionato appello di madre, ad essere cioè: “fedeli cooperatori della vigna del Signore […] intenti e pieni di amore di Dio, che lavorino per la sua gloria, convertendo peccatori evangelizzando tutto il mondo e dando all’Opera delle Figlie di Sant’Anna un lustro dei più belli” (Mem. 5.5, p. 5).

Questo mandato è il testamento spirituale che la Madre consegna ai suoi figli, che in questo nuovo tempo, consolidano il suo sogno, sicura che il suo silenzioso sacrificio di un tempo, gioverà ora perché la volontà di Dio si compia in loro e per mezzo di loro.

2.1. INIZIO DELL’ESPERIENZA COMUNITARIA.

Dopo la data storica del 18° Capitolo Generale (3 dicembre a 28 gennaio 1991), già nel mese di marzo del 1991, le Figlie di Sant’Anna hanno accolto un gruppo di giovani presso la loro Casa Generalizia, organizzando una prima comunità esperienziale di vita comune, per una conoscenza più approfondita del Carisma.

Soltanto dopo un tempo di esperienza comunitaria degli stessi giovani e di una conoscenza fatta più da vicino con loro, l’allora Superiora Generale, Madre Anna Virginia Sinagra, scrisse a Sua Eminenza il Sig. Cardinale Camillo Ruini, allora Vicario di Sua Santità Giovanni Paolo II per la Diocesi di Roma, il 7 giugno 1992, raccontando l’esperienza fatta, dell’inizio dell’anno di noviziato, e facendo richiesta del suo parere, perché potesse dare avvio alla redazione dello Statuto.

La risposta scritta del Cardinale Camillo Ruini non si fece attendere e il 24 giugno 1992 confermava il suo parere positivo già espresso a voce, presentando le diverse esigenze canoniche. Ottenuta la risposta positiva, tra i mesi di luglio e agosto, hanno steso la prima bozza dello Statuto.

2.2 EREZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PUBBLICA DI FEDELI

L’anno successivo, il 26 aprile, la Superiora Generale, Madre A. Virginia, scriverà ancora al Cardinale Camillo Ruini, presentando la copia dello Statuto, con la richiesta dell’approvazione, e la proposta delle prime promesse dei primi tre fratelli. Un mese dopo, il Cardinale Vicario di Sua Santità, DECRETA l’erezione nella Diocesi di Roma, configurandola per ovvie ragioni canoniche come Associazione Pubblica di Fedeli “Figli di Sant’Anna”, Prot. N. PER. 976/93, il 26 maggio 1993, con l’approvazione dello Statuto allegato, con l'intenzione che dopo il tempo necessario, potesse prepararsi alla Vita Consacrata.

3. ESPANSIONE DELL’ASSOCIAZIONE IN ALTRE DIOCESI.

Accanto alle Figlie di Sant’Anna, fin dai primordi dell’Istituto, la Beata Rosa Gattorno sognò i Figli di Sant’Anna, quale “lustro dei più belli”; e li contemplò uniti non solo allo stesso Carisma e Spiritualità, ma anche alla stessa missione: “per l’incremento della santa fede, per le opere di carità e per la consolazione del mondo”.

Per grazia di Dio ed abbondanti benedizioni, i Figli di Sant’Anna, hanno potuto ben presto estendere la loro presenza in varie Diocesi del mondo, proprio per significare non solo la vitalità del Carisma, ma anche per richiamarli al carattere missionario e universale di quella intuizione della Beata Madre Fondatrice, che li vedeva “tutti intenti e pieni dell’amor di Dio, lavorare per la sua gloria, convertendo peccatori, evangelizzando tutto il mondo e dando all’opera delle Figlie un lustro dei più belli.” (Cfr. Mem. pp.761-762).

Fedeli a questa sua ispirazione, i Figli di Sant’Anna si disposero ad attuare in una prospettiva realmente carismatica e universale, collaborando nella Chiesa e con la Chiesa alla sua opera salvifica, in un servizio di dedizione paterna, che li impegna a presentare a tutti gli uomini, in modo particolare ai più poveri, il volto misericordioso del Padre. E proprio per questo, oltreché risposta al “sogno” della Beata Madre Rosa, è una risposta ai tanti bisogni nei diversi spazi ecclesiali, perché Gesù, il Sommo Bene, sia ovunque conosciuto, amato e adorato.

Attualmente, oltreché a Roma, i Figli di Sant’Anna sono presenti in altre parti dell’Italia e del mondo: in Bolivia, Brasile, Filippine, Kenya, Peru e Stati Uniti. E in alcuni di questi paesi, essendo presenti anche in più Diocesi.

4. APPROVAZIONE DELL’ISTITUTO “FIGLI DI SANT’ANNA”.

Il nuovo Istituto Figli di Sant’Anna germinato e cresciuto come frutto vocazionale dell’Associazione Pubblica di Fedeli “Figli di Sant’Anna”, nello specifico dall’esperienza di questi giovani che hanno voluto vivere l’ideale di vita della Beata Anna Rosa Gattorno ed hanno abbracciato uno stile di vita religiosa consacrata che li porta a identificarsi con Cristo nel mistero della sua povertà, sotto la guida di Sant’Anna, Madre di Maria Immacolata.

L’Associazione ha sempre avuto i tratti essenziali di una realtà in itinere, con l'intenzione che dopo la necessaria preparazione potesse consolidarsi in una più specifica dimensione di vita consacrata. E il susseguirsi di nuove vocazioni e delle conseguenti ordinazioni sacerdotali ha portato la suddetta realtà associativa ad avere maggior consistenza e a svolgere un’azione pastorale molto più ampia. Tale evoluzione, ha richiesto questa nuova configurazione giuridica, individuata di comune intesa nella forma dell’Istituto Religioso Clericale di diritto diocesano.

Pertanto, in data 08 dicembre 2022, con DECRETO Prot. n. 2177/22, del Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, Sua Em.za Reverendissima, Angelo Card. De Donatis, nasce finalmente l’Istituto Religioso Figli di Sant’Anna, realizzando quindi il “sogno beato” della loro Madre Fondatrice, la Beata Anna Rosa Gattorno.