Carissimi Fratelli Sacerdoti,
una delle più grandi gioie per noi Figli di Sant’Anna è il veder nascere, crescere e realizzarsi ogni vocazione religiosa - sacerdotale. E oggi, rinnovando la memoria della nostra consacrazione - ministero, dove più che mai siamo chiamati a lasciarci guidare dal Signore, al quale abbiamo consegnato tutta la nostra vita. Per questo, la prima e fondamentale parola che mi viene in mente è Grazie!
Grazie perché tutti abbiamo detto Sì al Signore che “ci ha chiamati fin dal grembo materno” (cfr. Is 49,1) e, superando con tenacia tante piccole o grandi prove quotidiane, abbiamo perseverato nel cammino di discernimento, che oggi ci porta all’Altare del Signore dove, con Madre Rosa, anche noi ci offriamo “vittime con la Vittima” per amore dell’umanità.
Il brano del Vangelo di Giovanni che presenta Gesù come il “Buon Pastore” o, come preferiamo, partendo dal testo greco, come il “Bel Pastore”, ci aiuta a vivere la nostra vocazione-ministero. Gesù dice che il buon Pastore conosce le sue pecore, cerca le sue pecore, ne ha cura, le passa in rassegna, cammina davanti a esse, le raduna da tutti i luoghi, le porta fuori dal recinto (le libera), offre la sua vita per le pecore. Inoltre, Gesù si riconosce la porta attraverso la quale uno trova la salvezza. In tutti questi verbi, in queste azioni concrete, consiste l’essere pastore sull’esempio di Gesù. Di tal modo che imitare Gesù, il bel pastore, significa soprattutto essere come Lui per potere riuscire a fare come Lui, la primazia sarà sempre dell’essere e mai del fare.
Un secondo aspetto da considerare è che la nostra missione di Pastori se realizza in una costante dinamica di essere in e di essere per. Lavorare il cuore, riconoscere i propri limiti, il proprio bisogno di Dio, e per questo, il bisogno di intensificare la vita spirituale, abbandonando giorno dopo giorno ciò che non viene da Dio, affinché come San Paolo, possiamo dire anche noi: “Io vivo, ma non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. (Gal 2,20). È questo “essere in” Cristo che permetterà che Cristo possa vivere sempre di più in noi.
Solo questo “essere in” Cristo ci consentirà di “essere per” il popolo a noi affidato, rappresentanti di Cristo. L’essere rappresentanti di Dio presso il popolo comporta che noi siamo anche rappresentati del Popolo presso Dio, un buon pastore che non pensa a sé stesso, ai suoi interessi, al sodisfare le proprie idee, ma a tutto fare perché Gesù sia più cosciuto e amato da tutti. San Paolo VI in una omelia per i sacerdoti diceva: “Occorre che tu, chieda insistentemente al Signore, che infonda in te il senso del popolo di Dio che rappresenti, che raccogli nel tuo cuore di consacrato alla salvezza del popolo santo di Dio. Tu, farai convergere in te, le varie componenti della comunità cristiana: i bimbi e i ragazzi, le famiglie e i singoli, i poveri e gli ammalati, i lontani e gli avversari. Tu ne sei il cuore! Tu ne sei la voce! Tu ne sei l’espiazione! Tu ne sei la speranza! Ecco perché sei rappresentate del Popolo presso Dio.”
Cari fratelli, non stanchiamoci mai di vivere questa dinamica tra l’essere in e l’essere per, solo così riusciremo a raggiungere la santità, già che imitare Cristo nel mistero della sua povertà, è soprattutto vivere in comunione con il Padre, in una vita di totale obbedienza alla sua volontà, essere in, e allo stesso tempo consumarci senza riserva nella missione che Lui ci affida, essendo per.
La beata Anna Rosa Gattorno ha testimoniato questa vita in Dio, nella totale dedizione all’Opera di Dio e ha vissuto il suo essere guida e madre di tanti che Dio nella sua provvidenza le affidava. Per questo, da lei possiamo anche cogliere quelle caratteristiche e virtù che siamo chiamati a coltivare come Pastori.
Nel suo libro “Travagli e Conforti”, parla spesso dell’azione dei Pastori, tanto di quelli che l’aiutavano nella conduzione dell’Opera di Dio, come di quelli che in tanti modi difficoltavano la sua crescita. Verso la fine del libro la Madre parla di un dotto e santo pastore, che sarà di grande aiuto e sostegno per l’Opera di Dio, e scrive: “Presi a dire tra me e me: Che desideravi, o schiava inutile del Signore? Non era questo l’unico tuo compiacimento: il trovare un dotto pastore che guidasse bene la nave mia? La mia voce: - Esso sarà per te di grande sollievo per la cura dei campi.” (T.C., p. 385)
Probabilmente si riveriva a Mons. Gennaro Granito di Belmonte, colui che insieme a lei doveva iniziare l’opera dei Figli di Sant’Anna e che dopo, diventerà Cardinale protettore dell’Istituto. Nel leggere ciò che lei scriveva di lui, possiamo dedurre le caratteristiche da coltivare come sacerdoti Figli di Sant’Anna:
Ecco il dotto Pastore da me desiderato (cfr. T.C., pp. 381-386):
Verso la Chiesa:
- con carità, da vero servo del mio Dio, fedele alla volontà di Dio;
- vero Pastore della Chiesa di Cristo nostro Signore;
- fortemente stretto al successore del sommo Padre;
- della Vergine Immacolata dolcissimo ammiratore;
In sé stesso:
- un elegante pastore, ma assai umile;
- il suo lavoro era retto;
- riservato nei suoi modi;
- invidiabile per la sua modestia;
- pieno di tanta benevolenza;
- santo e caritatevole pastore;
Verso il prossimo:
- un vero lavoratore e che assai bene coltivava la vigna del Signore;
- con esattezza faceva eseguire le ordini a chi sotto di esso a lavorare si trovava;
- ascoltava con immensa carità e bontà;
- aveva il dono di togliere gli affanni;
- nelle inurbanità agiva con compassione;
- la rozzezza del fare veniva tollerata dalla sua benignità;
- esso ne tronca la lotta, ne spiana il sentiero e pace ridona;
- capace di alleviare le pene;
Verso l’Opera di Dio:
- il suo pensiero è sempre rivolto all’Opera;
- ne invigila i campi;
- ne vuole rispetto;
- saggiamente ne consolida le basi;
- grande affetto verso l’Opera e grandi cose fa;
- con carità e zelo aiuta a sormontare gl’inciampi che lungo il sentiero vi sono;
- mette in fuga chi serviva a quel mostro da strumento per farne la strage;
- rialza l’animo delle lavoranti;
La Beata Rosa Gattorno conclude questa lunga descrizione con queste parole: “È un sogno questo? Però tremo che questo santo tesoro mi si smarrisca. Vado tra me dicendo: questo è un fatto, non una fantasia. Si potrebbe dire: il pastore retto e giusto cammina su di una via sicura, il suo castello è incrollabile!” (T.C., p. 386)
Carissimi, ecco l’esempio del pastore che siamo chiamati a seguire. E solo se rimaniamo fedeli a questo sentiero che il Signore ha tracciato per la nostra vita, Dio, dalla nostra povertà, farà grandi cose nell’Opera sua, per salvezza dell’intera Umanità.
Vi affido, anzi, ci affidiamo a vicenda, a Maria Immacolata, a Sant’Anna, sua Madre e alla beata Anna Rosa Gattorno, affinché ci sostengano nelle difficoltà, ci prendano in braccio, ci facciano sentire sempre loro veri figli e, al pari di Gesù, saremo anche noi, “sacerdos in æternum”.
P. Leandro Cunha Lopes, fsa
Superiore Generale